giovedì 20 novembre 2014

Pezzi di lettere 3)

Carissima Elda,
ho finalmente ceduto e come foglia, spontaneamente caduta da un albero arrampicato lungo un corso d'acqua. mi sono ritrovata "portata". Là dove tutto sembrava dovesse finire, dove le mie paure continuavano ad infrangersi a vuoto, dove le mie presunzioni soffocavano i desideri, proprio là tutto ha avuto inizio e la vita ha ripreso a scorrere. Essenziale è stato l'abbandono, che è più dell'affidamento. Nell'affidare si nasconde la speranza che quel qualcosa consegnato all'altro prima o poi ti torni, è come un prestito in fondo. L'abbandono, come dice la parola stessa, è rinuncia totale e definitiva.Ma come tutti gli assoluti anche l'abbandono, se vissuto come tale, diventa un paradosso: rinunci per "avere" finalmente, davvero.
Come foglia cullata dal fiume ho accettato di diventare tutt'uno con l'acqua, ne ho assecondato il movimento, smettendo di fare domande sui tempi, sulla direzione, sul percorso. Ho rinunciato a portarmi dietro alcunché accogliendo ciò che lungo la discesa si attaccherà o appoggerà a me. Non ho scelto in senso proprio, ho piuttosto obbedito alla necessità, quella che tutti i cuori più semplici e poveri riconoscono: l'appartenenza all'Amore.
Forse questa è solo una nuova partenza non un viaggio. Forse questa è solo una tappa non la meta. Ma quel che conta è che oggi il mio quotidiano è qui, qui sono chiamata a vivere come se non ci fosse per me altro tempo o altro spazio ma al contempo come se nessun tempo e nessuno spazio potesse mai contenermi davvero. E' il dono della "presenza".
Tanti mi chiedono perché, fino a quando, come io abbia potuto. Davanti a quelle domande - che in fondo danno voce ai miei dubbi di ieri - sperimento ora una profonda pace: anche se apparentemente sembra che non possano capire io sono certa che la mia risposta risuona anche nel profondo del loro cuore. Giudicano pazzia quello che vorrebbero abbracciare come desiderio più libero del loro animo. Li guardo, li ascolto e sorrido perché so che non è a me che chiedono perché ma a loro stessi che domandano ragione del "perché no?".
Il perché è la promessa di cui sono impastati i miei desideri, che dà respiro ai miei pensieri e ai miei orizzonti. Ho deciso di ascoltare l'impercettibile sussurro di vento che me la suggeriva.La voce non si è fatta più chiara, non riesco ancora a distinguerne tutte le parole ma rispetto a quel poco che avevo intuito ho già trovato riscontro, ed è vita nuova e centuplicata. Quel pezzetto di promessa che oggi già mi è consegnato si è fatto carne nelle braccia di chi mi ha accolto, nella fatica di chi con il suo quotidiano sta rendendo possibile il mio, si è fatto dono di pazienza (tanto implorata) e di umiltà, quell'umiltà  vera che viene dal vuoto povero che è luogo di attesa. Sono doni e consegne, chiamate e risposte allo stesso tempo, come è sempre per chi restituisce continuamente. Ho restituito e continuo a restituire il mio tempo, i miei desideri, le mie radici, i miei talenti, pronta a levare ogni giorno le tende, e a farmi straniera fedele ovunque io sia. Perché in quel restituire c'è la Vita nuova, la vita centuplicata, già solo che la foglia accetti di abbandonarsi al Fiume.