domenica 20 marzo 2016

"Primavera non bussa lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura"

Non spetta a te decidere quanto profumerà il fiore una volta schiuso, quanto i rami dell’albero sapranno protrarsi per farsi illuminare dal sole, quanto la pianta saprà spingersi in alto a toccare il cielo, o quanto le sue foglie saranno vivide bagnate di rugiada al mattino. Non potrai mai prevedere quanto il seme gettato riuscirà a sopravvivere all’alternarsi mutevole e ormai imprevedibile delle stagioni. Nessuno ti potrà mai garantire che il tempo speso a piantarlo, a curarlo, ti verrà restituito in profumi,in gemme o in frutti. Ma allora perché faticare per qualcosa di così incontrollabile?Perché sfidare ogni giorno il rischio delle intemperie che in un attimo potrebbero portarti tutto via? Perché farlo ancora, dopo che hai conosciuto la tempesta e quanta devastazione può causare intorno a te? Forse perché non sapresti che altro senso dare al tuo esistere se non che il perpetuarsi incessante di un gesto d’amore, come quello di un semino covato nella terra, che crea e ricrea vita anche per te, in te. Forse perché ha più senso sperare nel crescere di quel seme e nel suo sbocciare piuttosto che capitolare davanti alla paura della disfatta. O perché un secondo di quella vita vale più di un’eternità di vuoto. O perché un secondo di quella vita ti spalanca all’eternità, succeda quel che deve succedere. Forse perché quel seme, quel tempo di cura, quella speranza, hanno la consistenza delle cose buone: semplici, naturali, che aderiscono al cuore, che non tolgono ma aggiungono sempre qualcosa. E con quel seme senti che stai rifiorendo anche tu in modo semplice, naturale e secondo il tuo cuore. Forse perché hai conosciuto da che pianta viene quel seme e in quella pianta hai intravisto il “di più”. Forse perché non conosci altro modo di vivere che affidarti e quel semino ti è stato messo tra le mani, offerto dal vento, in un tempo sospeso tra il gelo dell' inverno e lo spargersi della primavera.