lunedì 17 febbraio 2014

Dentro un film dell'orrore...ma il lieto fine quando arriva?

Sono appena rientrata a casa dopo una tranquilla serata al cinema. Il film avrebbe dovuto essere divertente e in effetti non posso dire di non aver riso in qualche scena...ma non si è trattato di un riso liberatorio, no, stasera era proprio amaro. La storia di questi brillanti ricercatori italiani che finiscono con lo svendere i loro cervelli pur di poter avere una vita dignitosa senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze del loro agire criminale a me mette tanta tristezza. Lo spreco delle intelligenze, l'umiliazione dello sfruttamento generazionale, il paradosso di una società in cui la stupidità paga e la vivacità intellettuale va camuffata a me mette solo tristezza.
Giusto il tempo di accompagnare a casa la mia amica e con ancora la bocca impastata di questo riso amaro mi ritrovo a vagare sola in macchina per le strade di una città sfigurata. Non c'è rumore, solo qualche nota dal mio cellulare a fare da sottofondo, non c'è vita umana, solo qualche carta inanimata mossa dal vento. Ma c'è forte, sopra ogni cosa un odore, anch'esso amaro e pungente. E' un odore diffuso, non lo puoi evitare perché arriva da ogni angolo, o meglio arriva a distanze determinate dalla legge, le stesse che debbono esserci tra un cassonetto della spazzatura e l'altro. Ma i cassonetti non si vedono più. Valanghe disordinate di spazzatura alte un metro e mezzo e larghe almeno due, distribuite a distanze quelle si ordinate, come la sequenza di un brutto film, come le battute di uno spartito stonato con le pause stabilite tra una traversa e l'altra. Alla violenza dell'odore si accompagna quella della vista. Si, questa è violenza, per il cuore e per gli occhi. Violento è tutto ciò che non sa di Bellezza. La violenza è il contrario della Bellezza. 
Ogni cumulo è una pugnalata, da ogni cumulo arriva la puzza dell'indifferenza delle istituzioni, dello Stato, dei cittadini.L'idea che pian piano si fa strada è che quell'odore non sia contingente, non provenga dalle buste, dalle cassette di frutta marcia, dai materassi che affollano i marciapiedi, che ridisegnano la carreggiata e con prepotenza costringono le macchine e i pedoni a camminare quasi in fila indiana sul lato opposto, quell'odore viene da dentro, dal profondo. Siamo davvero noi a puzzare, noi che non vediamo e se vediamo non parliamo, e se parliamo lo facciamo con parole di rassegnazione. La rassegnazione è muta, è statica, l'unica cosa che sa fare è togliere l'aria, l'ossigeno.E io qui non respiro più da giorni.
Mi viene da pensare che in fondo per  noi è normale:è normale che ci sia qualcosa più forte di noi che ci toglie gli spazi, che ci inquina l'aria, che ci prosciuga le tasche senza che sia possibile ricevere niente in cambio. E' la storia vecchia della criminalità organizzata a pensarci, che ora trova una riproduzione in piccolo nella questione dei rifiuti. Li guardiamo con sospetto, ce ne lamentiamo, ma pensiamo che tutto ciò sia ineluttabile, che non si possa far nulla, che occorra sopportare. Paghiamo le tasse che ci vengono chieste per un servizio che non esiste e non sappiamo trovare risposte "di comunità" a questo dramma che si sta consumando nella punta di un vecchio stivale dimenticata dagli uomini (si perché, lasciatemelo dire, ogni luogo che si suol dire dimenticato da Dio è invece dimenticato dagli uomini).
Ops...ad interrompere i pensieri arriva l'ennesima buca nell'asfalto. Questa era brutta....speriamo di non aver fatto danni. Questa non è una città per le macchine, non lo è neanche per le bici, ma a pensarci bene non lo è neanche per i pedoni. E in una sorta di domino mi viene da pensare che non è una  città per disabili, non lo è per gli anziani, non è a misura di bambini né di famiglie, non lo è per i giovani di belle speranze, non lo è per i turisti...ma allora questa città per chi è?Di chi è?
Sono quasi arrivata a casa e penso già che chiusa la porta il rumore di tutti questi pensieri mi sembrerà meno assordante, ma a neanche 4 metri dal portone mi imbatto nei segni ancora evidenti di quanto è successo nelle notti scorse: 3 macchine bruciate in meno di 7 giorni, senza considerare quelle danneggiate di riflesso. Parcheggio, scendo e sento un leggero venticello che sa ancora una volta di violenza. Penso alla passeggiata al mare fatta ieri,lì il vento sapeva di altro, era leggero, ora in questa notte carica di pensieri anche il vento è pesante. Dio qui con noi ce l'ha messa proprio tutta, ci ha consegnato un piccolo paradiso in cui il sole ha dimora stabile e il cielo e il mare sembrano fare continuamente l'amore. Ma non possiamo pensare che questo possa coprire tutto il resto ancora per molto, non possiamo continuare ad avere una memoria così corta, non possiamo accontentarci di guardare verso lo stretto nelle giornate terse di questa perenne primavera che ci è stata donata con le spalle voltate verso la città a dimenticare la violenza che in essa ogni giorno si consuma.
Quella violenza è dentro di noi e ucciderà noi per primi.

 

martedì 11 febbraio 2014

Preghiera semplice...Pezzi di altri


...la pazienza delle donne dei marinai ai tempi dei grandi viaggi di scoperta, che senza più vederlo il loro amore continuavano ad alimentarlo nel cuore, a farne memoria silenziosamente e compostamente, sapendo che quell'amore sarebbe anche potuto sparire per sempre, inghiottito da un imprevedibile mare.

...trovare in me qualche traccia della fermezza che ancora leggo sui volti di alcune anziane donne del Sud, sedute sull'uscio  o su minuscole sedie intrecciate che scompaiono dietro i loro fianchi larghi, quei fianchi che parlano di un'accoglienza naturale, propria del corpo che si è fatto strumento di vita. La loro fermezza: quella capacità di stare nella fatica del presente,sospesa tra il coraggio e la rassegnazione, sfuggendo i fantasmi della fretta e della paura.

...maturare la saggezza degli contadini, capaci di interrogare il vento e le nuvole,di osservare per prevedere, con le mani "umili", impastate di terra e concretezza e il cuore che ancora batte a ritmi umani.
...come loro imparare i tempi agricoli del sentire. Imparare a piantare avendo già negli occhi la speranza del frutto, imparare a raccogliere quando è tempo e anche se il frutto non è quello sperato, imparare a fermarsi quando non è né tempo di semina né di raccolta.

...sperimentare il mare dentro per ritrovarne in me la profondità e la trasparenza.

"L' Amore non è amato"

"L'Amore non è amato....l'Amore non è amato...l'Amore non è amato"...perché per l'Amore l'amore non è mai abbastanza. E' questo che crea smarrimento, che guardato con occhi velati di egoismo si trasforma in tristezza.
E' vero: l'Amore non è amato ogni volta che decido di rimanere in silenzio davanti alla violenza che contro i corpi, e più diffusamente contro i cuori, degli altri è perpetrata sotto i miei occhi quotidianamente.
L'Amore non è amato ogni volta che la pigrizia mi fa storcere il naso davanti alla richiesta scomoda - nei tempi, nei modi, nelle forme- di chi quell'Amore lo pretende ora, tutto.
L'Amore non è amato quando l'insicurezza mi rende sorda e mi mette in bocca parole vuote che non creano, che non vivificano.
L'Amore non è amato quando la paura di guardare in faccia la mia fragilità e miseria mi fa rivestire di superbia.
L'Amore non è amato ogni volta che disperdo la vita tra i pensieri, accartocciandomi dentro di questi, lasciandomi avvolgere dall'irrealtà.
L'Amore non è amato ogni volta che cedo alle schiavitù della mente o di contesto, stringendomi da sola legacci invisibili intorno alle mani, intorno ai piedi, intorno al cuore, sottraendomi all'attivismo dell'amore.
L'Amore non è amato ogni volta che, cercando in me risposte definitive e non trovandole, smetto di credere al definitivo dell'Amore.
L'Amore non è amato ogni volta che pur di essere per gli altri smetto di essere per Lui.
L'Amore non è amato ogni volta che mi tappo le orecchie con le cuffie dell'egoismo, della stanchezza, del tempo pieno di impegni vuoti, della fretta, per non ascoltare le musiche stonate del mondo.
L'Amore non è amato ogni volta che alzo la voce per non ascoltarlo, che sto in silenzio per non dar voce alle sue pretese.
L'Amore non è amato ogni volta tradisco la mia promessa di pienezza, ogni volta che all' "eccomi" sostituisco un "ho avuto paura e mi sono nascosto".
L'Amore non è amato quando alle tante solitudini che mi sfiorano decido di opporre la mia perdendo l'occasione preziosa per costruire un noi.
Ma quando lascio che lo smarrimento che questa consapevolezza mi causa si riempia di Altro da me, che la sensazione di insufficienza ceda il passo alla volontà di fecondità, che la mia inutile acqua si trasformi in vino, allora quell'Amore mi si rivela e mi ripete che ancorchè non amato, e anzi proprio lì dove non lo è, Lui continua ad amare.