martedì 6 gennaio 2015

Pezzi di lettere: il canto della melagrana

Carissima Elda,
Ti ho già manifestato la mia gioia per questo nuovo amore venuto a scompigliarti i capelli e a riempirti gli occhi, ma sento il bisogno di dirtela ancora.
Considerami vicina a te in queste giornate così dense e cariche di emozioni. Ti siedo accanto nelle notti abitate dalla paura e dalla speranza, che convivono nel cuore di chi custodisce sogni grandi. Rido al ritmo del tuo sorriso vivace, quando le gote si fanno più rosse per l'imbarazzo di un amore ormai noto al mondo e impossibile da nascondere. Piango delle tue stesse lacrime di commozione quando la gioia e la tenerezza si fanno fiume in piena, impossibile da contenere.
E' l'amore che esplode e tu assaporalo Elda, perché  anche se durerà in eterno questo gusto non lo avrà più: è una fortuna che l'amore si evolva, cambiando sapore a seconda delle stagioni perché la nostra bocca non ne faccia mai l'abitudine.
Pensandoti, occhi negli occhi, con questo volto in cui ormai riconosci il tuo, ti ho immaginata a cantare l'amore così:

Se vuoi sapere quale amore potrò darti
come melagrana dovrai immaginarmi.
Così ti verrò incontro e lascerò che tu mi scopra.
Non dovrai fermarti al "primo essere" che inganna
anche se in quello già troverai tracce di me.
Alle volte sarò di un rosso definito, altre striato di oro.
Mi mostrerò compatta, salda, forse anche impenetrabile
come se in me  fossi compiuta;
ma se avrai il desiderio di guardare dentro
conoscerai l'insufficienza dello sguardo.
In me trovano spazio profondi incavi
disposti ad accogliere pezzi del  mio e del tuo infinito.
Incavi del cuore e del ventre, disposti a farsi casa,
incavi nel pensiero e nelle parole che sempre vogliono afferrare l'oltre.
Non sono vuoti, cercano pienezza.
Non sono sterili, custodiscono l'origine.
Vi abitano tanti arilli, quante sono le vite che mi porto dentro.
Sono semi e acqua, vita nella vita.
Attaccati tra loro, ma ognuno distinto,
sono la complessità dei moventi del cuore
la polifonia delle voci dell'anima,
promessa di fecondità.
Fanno il corpo, reggono l'apparenza della buccia
nella loro delicata inconsistenza.
Se vuoi sapere quale amore potrò darti
prendi tra le mani i miei arilli,
portali alla bocca ma senza avidità, custodendo l'unicità di ognuno.
Assapora il succo, non buttar via il seme, è vita nella vita.
Dissetati, ma un chicco alla volta, senza fretta.
e ogni volta che mi pensi ricorda che per te sarò una,
come uno è la melagrana che ho ora dinnanzi,
senza rinunciare alla complessità dei moventi,
alla polifonia delle voci,
alla promessa di fecondità che mi porto dentro.