martedì 14 luglio 2015

Non ho aperto quella porta (parte prima...forse)

"Quando hai chiuso la porta credevi che non avresti più dovuto riaprirla?"
"Non so se ho capito cosa intendi. Comunque non ci ho pensato".
"Non ti sei proprio posto il problema?"
"Non c'è stato neanche il tempo per farmi la domanda. Ho poggiato la mano sulla maniglia, ho fatto una leggera pressione e la porta ha iniziato a muoversi, agevolata dal vento. Il tempo di realizzare quanto sarebbe successo di lì a poco e già mi era impedito di guardare indietro. Sono rimasto immobile dietro la porta chiusa - quasi interdetto - per non più di cinque secondi...infiniti...mi sono parsi infiniti. Non potevo credere che ci volesse così poco a chiudere.Uno sta dentro le relazioni per anni, ci mette anni ad entrarci, a fidarsi, si trascina in esse per anni cercando di capire se e come gestirle, portarle avanti o chiuderle e poi in un secondo...puff... la porta è chiusa."
"C'ero anche io comunque".
"Dove?"
"Dietro quella porta, in quei cinque secondi, c'ero anche io. Sapevo che eri lì. Potevo sentire il tuo respiro. Intuivo la tua espressione. Avrei potuto aprire anche io in fondo. Ci avrei messo lo stesso tempo che tu ci hai messo a chiudere, ma non ho avuto la stessa incoscienza...credo. Per me il pensiero ha preceduto il gesto e in quel pensiero c'era tutta la pesantezza della ricerca della sicurezza, della certezza ad ogni costo. Se apri- mi sono detta -devi essere disposta ad andare fino in fondo. Ma fino in fondo dove?"
"Non pensare che fossimo così lontani: è più o meno la stessa cosa che ho pensato io: se busso devo essere sicuro di volere che mi riapra"
"A pensarci siamo cascati in un tranello, non trovi?"
"Quale sarebbe?"
"Questa storia dell'essere sicuri al 100%, fino in fondo. E' praticamente impossibile. Come puoi essere sicuro di qualcosa che non conosci, che non vedi, che non puoi neanche immaginare tante sono le variabili che possono incidervi, Non puoi essere sicuro e garantire fino alla fine, se non sai quando sarà e che forma avrà la fine".
"Si,può essere. Ma siamo programmati a ragionare così: difficile cambiare impostazione. Pensaci: ogni volta che ti si pone innanzi una novità, una situazione che richiede una decisione, una scelta, cos'è che cerchi di capire per decidere?Dove quella cosa, quella scelta, quella situazione ti porterà!E in genere non ti accontenti di sapere quali saranno le conseguenze immediate, ma cerchi di prevedere il futuro, di anticipare le conseguenze più lontane. Ed è lì che spesso scatta la paralisi o la rinuncia, due vie per l'infelicità. Non potendo prevedere, non potendo avere la certezza che le cose andranno bene o ti immobilizzi nella speranza di ricevere una qualche illuminazione dall'alto o lasci proprio stare non pensandoci più. A meno che, certo, non appartieni al ristretto gruppo di quelli che fanno, punto e basta. Agiscono, scelgono senza fasi troppe domande, senza andare alla ricerca di troppo risposte. Sono ottimisti o più semplicemente incoscienti".
"O forse, ancor più semplicemente, persone che mentre si fanno le domande continuano a vivere. Che la vita più che pensarla la vivono, senza cercare di ripulirla dalle sbavature, accettandone le sfumature, anche se queste la rendono sfuggevole, impossibile da controllare, da prevedere appunto".
"Che intendi dire che io o meglio che noi non viviamo?"
"No, certo che viviamo, ma a rallentatore, imponendoci col pensiero dei blocchi innaturali rispetto al fluire della vita".
"Cioè secondo te dovremmo agire sempre e solo di impulso?"
"Dovremmo sempre e solo vivere nell'unico tempo che ci appartiene, l'oggi, e non pretendere dall'oggi quello che non può darci"
"Oh come fai l'enigmatica!Cosa non può darci l'oggi?"
"Il domani, o meglio la certezza del domani"
"Cerchi di essere più precisa signorina"
"Davanti a quella porta che mi hai chiuso in faccia cosa mi diceva l'oggi attraverso la mia vita, il mio corpo, il mio sentire, la mia mente, i miei ricordi, la mi volontà?Mi diceva che io volevo ancora che tu ci fossi per me e che io volevo ancora esserci per te. E che,se anche quella fosse stata la tua scelta definitiva, io un tentativo dovevo ancora farlo, avevo un margine di azione prima di accettare passivamente la tua volontà. Il resto si sarebbe definito da sé, il futuro lo avrebbero scritto gli eventi così come l'incrocio delle nostre volontà. La porta avrebbe potuto non aprirsi, rimanere bloccata; tu avresti potuto non esserci più o esserci ma non voler ascoltarmi, o avresti potuto andartene dopo avermi ascoltato. Io non lo sapevo e non potevo saperlo, ma questo non avrebbe dovuto bloccarmi. Non potevo saperlo perchè non dovevo saperlo: non è nel mio, nè nel tuo potere saperlo...e meno male!Ora, per questo, ti chiedo di nuovo: quando hai chiuso quella porta cosa hai pensato?Cosa volevi davvero - tolte le paure per il domani, per l'incerto, etc. - ?
"Difficile dirlo, chi si ricorda, è passato quasi un anno"
"Non posso penare che non te lo ricordi. Si tratta di ricordi che passano dal cuore, dalle emozioni: in genere non vanno via così facilmente. Rimangono in forma meno cosciente, meno razionale, forse diventano sensazioni, ma rimangono"
"Ti odio quando inizi a fare la finta psicologa"
"Dai!!!Allora?"
"Aspetta: mi concentro, chiudo gli occhi, massaggio le tempie e..ecco..ecco...mi sembra di vedere qualcosa...o qualcuno...si ecco...ricordo!"
"Hai finito di fare lo scemo?"
"Si per ora direi di si. La verità è che non so bene quale sia la risposta" [silenzio] "No è che mi da fastidio ammettere di avercela una risposta perchè credo di averla ignorata finora"
"Ah ahhh...scoperto!"
"Cosa ah ahhh?"
"Quindi quindi?"
"Presciarola"
"Sorry, I can't understand"
"Si come no: va curcati! Chiusa la porta non ho pensato, non ho ragionato - te l'ho detto -. E' stato come esser travolto da un'ondata di ricordi. Sai la famosa pellicola che ti scorre davanti poco prima di morire?Ecco tipo...in fondo qualcosa stava morendo in quel momento: noi. Mi sono rivisto accanto a te a dormire in spiaggia in quella notte di note, stelle e vino, o ancora insieme a ballare in piazza al suono dei tamburelli,  a guardare il tramonto della luna avvolti in una coperta distesi sull'erba, immersi in quel silenzio che sapeva di tutto"

....[Continua...forse]