sabato 14 gennaio 2017

Salve, Mr Ant!

Il mio vicino, Mr Ant, si è trasferito al piano sopra di me da meno di un anno. E' arrivato in una normalissima mattina di settembre con al seguito la moglie e quelli che presumo essere due gemelli (in realtà tutta la famiglia sembra composta da gemelli, se non fosse per la diversa stazza dei genitori rispetto ai figli). Sono arrivati quasi in silenzio: silenziosi i loro passi, silenziosi gli operai che hanno caricato su per tre piani i loro mobili, silenziosi gli amici venuti (o forse mai venuti?) a trovarli non appena si sono insediati.
Per non disturbare hanno preferito non venire a suonare di porta in porta per conoscere noi co-abitanti del palazzo. Per non disturbare - lo hanno precisato nell'incipit del loro messaggio - hanno preferito mettere nelle buche delle lettere un discreto bigliettino con cui annunciavano il loro arrivo e ci invitavano ad un breve aperitivo di benvenuto il venerdì successivo dalle 17 alle 17:45 (breve davvero a pensarci bene!). Io non riuscì ad andare a quell'aperitivo e la cosa mi mise alquanto a disagio: come avrei dovuto comportarmi a quel punto?Nella norma avrei citofonato ai miei vicini il giorno successivo o nel weekend e mi sarei presentata con un dolcetto di benvenuto invitandoli a venire da me per un caffè o una tisana quando gli fosse tornato meglio. Tuttavia, "per non disturbare", forse avrei fatto meglio a dare seguito a quella comunicazione epistolare cui loro avevano dato inizio. Decisi allora per una via di mezzo: avrei scritto anche io un bigliettino che avrei messo nella buca, preparandomi ad intercettarli lungo le scale negli orari soliti di ingresso/uscita, così da rimarcare a voce il mio augurio di benvenuto e il mio invito.
Per questa ragione,e non per qualche forma di paranoia o per qualche mania persecutoria, iniziai a "seguire", o almeno a tentare di seguire, i miei vicini.
Dalla mia postazione sottostante potevo registrare i loro spostamenti o quantomeno percepire quando qualcuno usciva o entrava.
 Potevo permettermi il lusso di adattarmi e di inseguire i loro spostamenti perché io,ormai da qualche anno, mi ero affrancata dagli orari di uscita, dalle pause pranzo e dalle ferie: come traduttrice freelance avevo la (S)fortuna di poter lavorare da qualsiasi angolo di mondo dotato di una connessione wi-fi e spesso, quindi, finivo col farlo da casa, dalla mia scrivania.
Dopo due settimane di tentativi eccomi qui: orecchio teso appoggiato al mio portone e fiato silente per non coprire i rumori di fuori. Ma al momento nulla da rilevare
 (continua...se vi/mi va).

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